
Volevo scrivere, in alterativa fare teatro. A diciannove anni già lucidavo la mia scrivania in redazione, alla Fratelli Fabbri Editori. Nel frattempo davo qualche esame alla facoltà di giornalismo dell’Università di Urbino, scrivevo sceneggiature per “corti” cinematografici, facevo il mimo con “Quelli di Grock”. La pubblicità mi ha “scoperto” e catturato, mio malgrado. Si guadagnava bene, si viaggiava, vincevo persino dei premi.
Per più di trent’anni ho fatto la copywriter e ho disimparato a scrivere. Vivevo nella “Milano da bere”, sfornavo slogan, spot, idee e frivolité. Correvo invece di camminare e non levavo mai lo sguardo al cielo.
Poi la pensione e i primi viaggi in India. Laggiù accadono cose che voi mortali, forse, non potete immaginare: le acque del Gange hanno uno straordinario potere e l’antica passione per la scrittura è riaffiorata e ha preso a scorrere con inaudita vivacità.
Ora vivo sulle colline piacentine e scrivo, leggo, approfondisco i rapporti, viaggio fuori e dentro di me. Ho ingurgitato dosi massicce di filosofia e letteratura indiana, ma passo volentieri dalle stelle alle stalle (si fa per dire), perché amo la Beat generation, Chuck Palahniuk, Augusten Burroughs.
Ho una predilezione per il racconto, un grande interesse per la poesia, un amore senza riserve per Rilke, Henry James, Cunningham, Pasolini.
Per due anni ho fatto parte della Factory editoriale dei Sognatori, ho vinto un po’ di premi letterari, ho pubblicato due sillogi poetiche:
“Ho consumato le labbra a baciar rospi” (Altromondo editore) e “EstroVersi” (Aletti editore), due raccolte di racconti: “L’innumerevole fermento” (I Sognatori edizioni) e “Ballando sul filo del rasoio” (Creativa edizioni), un libro di viaggio: “Con la polvere dell’India dentro i sandali” (Creativa edizioni) e un romanzo breve: “Xantofobia” (Montag edizioni).